giovedì 2 maggio 2013

01/05/13 Colli Euganei

Riporto i resoconto del nostro VP e di Ilaria sul giro di mercoledì 1 Maggio. Il gruppo affronta le prime salite vere.

VP:
Non ci sarà stato un sole pieno, anzi un paio di gocce di pioggia le abbiamo anche prese come qualcuna aveva preannunciato, ma tutto sommato ci accontentiamo considerando il meteo di questi giorni, e viste le tante salite di oggi forse il poco caldo ci ha aiutato. 
Alle 9.00 a Praglia siamo in 8: Topo, Wolf, Luca, Ale, Fabio son già presenti quando arriviamo io e Ilaria, manca solo il Pisu che giunge dopo poco ma per una volta ho la soddisfazione di non essere l’ultimo. 
Oggi si fa salita, partiamo con Teolo per riscaldarci, scendiamo per Zovon poi Cortelà e Boccon, facciamo una delle stradine poco trafficate che adoro, con tutti saliscendi dolci in mezzo ai vigneti ai piedi dei colli. 
Poco dopo svoltiamo a sinistra e imbocchiamo la strada per Valnogaredo, subito dopo Faedo e da qui inizia la prima salita dura di giornata, prendiamo Via Giarin, una stradina stretta in mezzo al bosco che ci porta direttamente alla fattoria Monte Fasolo con una rampa finale sul 12-13%. Bravi tutti, per la prima volta qualcuno affronta rampe così dure. Da qui prendiamo per Val Pomaro e facciamo una strada che regala uno dei panorami più belli dei colli, davanti a noi vediamo la chiesa di Calaone e tutta la campagna nei dintorni di Este.Passiamo per Arquà Petrarca, Galzignano, poi il giro studiato dal sottoscritto il giorno prima subisce una brusca variazione, Topo e Ale, i più in forma del gruppo, decidono di fare la Cingolina e il Roccolo, ormai il Vicepresidente fa fatica a tener a bada l’entusiasmo dei Pro. Nessuno comunque molla, non ho sentito una lamentela, andiamo su tutti, ognuno col proprio passo fino in cima e facendo alla fine circa 920 m di dislivello, quasi una tappa di montagna. 
Siamo pronti per le prime salite vere, i passi delle nostre incantevoli Dolomiti presto saranno domati dai ciclisti del Drink Bike Team, e là, sui rifugi, non mancherà la birra onorando alla grande il nostro nome del gruppo. 
Nuove sfide ci attendono.

Ilaria:
900 metri di dislivello e non sentirli 
Mi alzo presto, il tempo è incerto: penso uscirà una bella giornata, ma prenderemo sicuro un po' d'acqua. Detto ciò, è il primo Maggio, e non esiste modo migliore per onorare la festa nazionale dei lavoratori, che distruggersi in bicicletta. Il ritrovo è fissato a Praglia alle 9. Non so chi ci sia a Praglia alle 9, perché arrivando con Fede, alle 9 a Praglia non ci sarò mai (e mi prenderò anche sempre le colpe del ritardo in modo del tutto immeritato). Quando arriviamo al punto di partenza con i nostri 5' canonici di ritardo troviamo Topo, Ale, Luca, Wolf e Fabio che nonostante arrivi da Rovigo è sempre più puntuale di chi abita a Saccolongo. Un attimo dopo di noi arriva il Pisu e siamo pronti per partire. Le premesse non sono delle migliori: gli uomini confabulano tra loro ripassando un giro che sembra troppo tranquillo per loro, una cinquantina di chilometri con diverse "salitine" poi a casa "che Domenica dobbiamo fare 120km" dice Topo. Conoscendo un minimo i soggetti che mi circondano, faccio due rapidi conti, sì, oggi mi tirano il collo. Partiamo abbastanza agili tra le prime chiacchiere e una marea di ciclisti che ha invaso le strade di ogni tipo, difficoltà e altitudine. 
Salita 1: Teolo, di riscaldamento "senza eccedere". Io come sempre, la prima salita la subisco alla grande, come se il mio corpo e il mio cervello avessero bisogno di un po' di tempo per realizzare che fare fatica (in fondo) è bello.Un po' di chiacchiere, l'entusiasmo del gruppo e qualche chilometro di discesa-pianura, mi rimettono presto in sesto. 
Salita 2: Monte Fasolo, descritta dal Vice Pres come "una salita che pochi conoscono" e "no, non la conosci" ("vai piano che è dura, hai mangiato?" alla sottoscritta), imbocchiamo una strada inizialmente molto piacevole che sale dolce, coperta dalle fronde degli alberi. Dopo la prima curva mi accorgo che effettivamente la salita non è per nulla dolce, mi brucia ogni singolo muscolo delle gambe e l'umidità mi fa grondare di sudore. I Pro, dotati di esperienza ma soprattutto di molta più gamba di me, salgono con apparente facilità, li vedo da lontano. Io e Fabio, ciclisti più acerbi, saliamo con il nostro passo: mi accorgo presto che anche lui ha decisamente più gamba di me. La rampa finale è veramente dura, ma inaspettatamente (anche Wolf non ci crede) anche io arrivo in cima senza mettere il piede per terra. Chiaramente prendo anche parole perché arrivo su con un numero accettabile di battiti: tranquilli, sono sufficientemente ignorante per fare parte del gruppo, ne avrete presto prova. La vista spettacolare ripaga in pieno il male a polpacci e quadricipiti: scendiamo in mezzo a ulivi, glicini e cicliste bionde varie per la gioia di chi può fare pipì in piedi a bordo strada. 
Salita 3: Sasso Nero, senza patemi, "tanto ho ancora l'adrenalina della salita precedente, poi è l'ultima di giornata"; scendiamo poi fino ad Arquà Petrarca. Mi avvicino al gruppo tirando un sospiro di sollievo perché da programma la salita è finita. Purtroppo o per fortuna però, l'ignoranza ha il sopravvento sulla meticolosa programmazione: Topo e Ale ci informano gentilmente che il giro è cambiato: prima di rincasare si va su per la Cingolina. Breve check mentale. Cingolina Cingolina Cingolina… ah si, l'ho già fatta una volta. E come è andata? Ho vomitato in cima. Perfetto. Ci sarebbe qualche chilometro di piano per riprendere fiato e soprattutto gambe, ma Luca e Topo sono scatenati e quindi non scendiamo mai sotto i 35. 
Salita 4: impegnativa (per me sicuramente), "6-7 km come ogni salita dei colli”. Gli scalatori se ne vanno e Ale, come mi riferiscono, brucia tutti. Il Vice Pres, che ha probabilmente subito lo smacco ricevuto in precedenza, decide di attardarsi aspettando la sottoscritta (paraculo). Le gambe girano ancora sufficientemente bene e i distacchi dai non scalatori non sono incredibili, perciò con soddisfazione, mi faccio promettere dal mio compagno di ascesa che dalla cima della Cingolina si va solo verso il basso. Ricompattato il gruppo mi informano che manca ancora il Roccolo (bene). 
Salita 5: Un ultimo chilometro veramente distruttivo; mi consola solo vedere che non sono l'unica a faticare. Pedalata dopo pedalata il rettilineo sembra però accorciarsi. Arriviamo in cima con grande stile, chiaramente ognuno con i suoi tempi. E adesso, caffè e pipì per favore, poi, diretti a casa. 
Sono esausta, ma veramente soddisfatta e rigenerata. La bicicletta è scuola di vita, perché si pedala da soli e trovare la voglia e la forza di non fermarsi davanti alle difficoltà (tante per chi come me ha appena iniziato) mi rende più forte, capace quanto caparbia. Mi rende una persona migliore. 
Grazie a voi che pedalate vicino a me perché con incoraggiamenti, qualche complimento e numerose offese, mi state insegnando tanto e regalando altrettante emozioni. 

1 commento:

  1. Bello, mi é proprio piaciuto il racconto! Spiritoso ma al tempo stesso descrive molto bene le sensazioni che si provano pedalando in generale ma soprattutto in salita! Fin che lo leggevo mi sono immedesimato anche perché questa mattina ho fatto un giro simile anche se un pó meno duro. Complimenti per il resoconto e buona pedalata a tutti per domani!
    Michele

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